La meccanica cresce con i mezzi di trasporto
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A maggio la produzione industriale accelera il passo, avvicinando l’Italia alle performance dei principali partner europei. Ed è ancora la fabbricazione di mezzi di trasporto (e in particolare di autoveicoli) a trainare la ripresina dell’attività manifatturiera in atto dai primi mesi del 2016. È quanto risulta dai dati Istat rilasciati ieri.
Il recupero della produzione prosegue anche nel mese di giugno. L’indagine rapida rileva un incremento della produzione industriale dello 0,4% su maggio. Gli indicatori qualitativi sono coerenti con un aumento dell’attività in giugno e preannunciano un andamento positivo della produzione industriale anche nei prossimi mesi.
Preconsuntivo 2016 e previsioni 2017 dei settori maggiormente coinvolti dagli incentive di Industria 4.0
Torniamo ai dati Istat. A maggio l’indice destagionalizzato della produzione registra un incremento dello 0,7% rispetto ad aprile. La crescita di maggio arriva dopo che ad aprile la produzione industriale era diminuita dello 0,5% rispetto a marzo. Corretto per gli effetti di calendario, a maggio 2017 l’indice è aumentato in termini tendenziali del 2,8% (i giorni lavorativi sono stati 22 come a maggio 2016).
La crescita di maggio supera le attese degli analisti e fa sorridere il governo. «Produzione industriale tendenziale +2,8 per cento. Meglio delle previsioni». Così su Twitter il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, che ribadisce l’«impegno perché la crescita dia più lavoro e meno diseguaglianze».
Secondo il Centro studi Promotor, il dato di maggio sulla produzione industriale è positivo, ma, se si considera il periodo gennaio-maggio, la crescita si riduce all’1,7%. Un dato ancora ampiamente deludente dato che alla fine del 2016 la produzione industriale italiana era attestata sotto il livello ante-crisi di ben il 20,8% e che con un tasso annuo come quello del gennaio-maggio 2017 si tornerà ai livelli ante-crisi nel 2030: «Un’attesa decisamente insostenibile – sostiene una nota di Promotor – per un Paese il cui sistema manifatturiero è il secondo in Europa».
Una lettura dei dati condivisa, nella sostanza, da Luigi Scordamaglia, presidente di Federalimentare: «I numeri del settore alimentare italiano, pur positivi (produzione in crescita del 4% a maggio, ndr), sono nettamente al di sotto della potenziale domanda». Nel primo quadrimestre, sottolinea Scordamaglia, l’export dell’industria alimentare ha stabilito nuovi record rispetto allo scorso anno, ma il mercato interno non mostra lo slancio necessario. Mancata ripresa dei consumi, costi di produzione – primo fra tutti il costo del lavoro per unità prodotta (Clup) – e pressione fiscale rendono sempre più insostenibile la situazione per le aziende. «Bisogna aumentare la capacità di spesa del consumatore – dice il presidente di Federalimentare – con una netta riduzione strutturale del cuneo fiscale, e nello stesso tempo ridurre il peso fiscale alle aziende che vogliono crescere e investire». E a proposito di Industria 4.0, Scordamaglia chiede al governo di «prorogare le misure su iper e superammortamenti che hanno avuto effetti importanti nell’incentivare investimenti e creazione di posti di lavoro».
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