Dal digital analyst al social media manager, i 6 lavori «del futuro»

cuneo
By cuneo Ottobre 27, 2017 09:32

C’è il “digital analyst”, che ha il compito di realizzare analisi e proiezioni dei dati di vendita, dei risultati della campagne di marketing, delle abitudini di consumo e delle tendenze. Ma c’è poi anche il “digital marketer”, perché quando poi entrano in gioco i progetti di web marketing serve qualcuno in grado di amministrare e dirigere le dinamiche importanti di questo percorso. Altro esempio: il “social media manager”, perché i social media di un brand o di un’azienda non possono essere lasciati al caso, ma occorre curarne il piano editoriale proponendo iniziative rivolte alla community dei fan per stimolare interazione ed engagement.

Tre esempi, ma ce ne sono molti altri, delle professioni del futuro nel mondo della comunicazione secondo Assolombarda. L’associazione degli industriali di Milano, Monza e Brianza, attraverso il suo Gruppo Media, Comunicazione e Spettacolo ha elencato, una dietro l’altra, le possibilità lavorative in un ambito, quello della comunicazione, in cui le prospettive sono favorevoli. Secondo l’ultimo “Entertainment & Media Outlook in Italy 2017-2021” di Pwc il mercato italiano dei media e dell’intrattenimento nel 2016 ha messo a segno una crescita estremamente incoraggiante (+5%), arrivando a toccare i 31,5 miliardi di euro. Al 2021 salirà a 38,1 miliardi con un tasso di crescita medio annuo del 3,9 per cento.

Quello che servirà però sono forze nuove non tanto nei perimetri più tradizionali, quanto piuttosto negli ambiti che hanno a che fare con web e social. È lì che per Assolombarda si aprono per i giovani le prospettive più interessanti. «Abbiamo delle generazioni che vedono il mondo in una maniera completamente diversa da come la vedevano i giovani di trenta o quarant’anni fa», ha detto Carlo Bonomi, presidente di Assolombarda durante la presentazione dell’indagine realizzata dal “Gruppo Media, Comunicazione e Spettacolo” presentata nella sede milanese di Assolombarda ai ragazzi delle facoltà di comunicazione di Milano e di Pavia. «I giovani sono uan risorsa indispensabile per le imprese e per il Paese perché sono il nostro futuro. Oggi, secondo le nostre stime, il 40% della disoccupazione giovanile è attribuibile alla divergenza fra profili richiesti e competenze». Per Bonomi comunque i giovani «hanno accettato, non per colpa loro, troppo precariato e non hanno maturato esperienza all’interno delle imprese. Le nuove professioni saranno molto importanti per fare il cambio di passo e la comunicazione è lo strumento per il dialogo tra chi deve entrare nel mondo del lavoro e chi c’è già».

L’indagine di Assolombarda ha avuto come risultato un opuscolo, frutto del lavoro di manager e professionisti che operano in alcune fra le più interessanti realtà aziendali del territorio. Una sorta di bussola operativa per aiutare gli studenti a mettere a fuoco i propri progetti. All’interno di un elenco di professioni digitali, Assolombarda ha poi individuato le sei professioni che da qui ai prossimi cinque anni saranno le più ricercate all’interno del mondo della comunicazione. E quindi, oltre al “digital analyst”, digital marketer” e social media manager”, per Assolombarda ottime prospettive possono essere offerte anche a chi punta per il proprio futuro ad acquisire competenze per lavorare come “digital account sales” (si occupa di compiere analisi di mercato e dell’andamento delle vendite digitali dell’azienda), o come “data visualization e dashboard designer” (ha il compito di trovare le modalità più appropriate per rendere intellegibili e comunicabili dati di marketing, finanziari, amministrativi, di produzione, delle piattaforme digitali dell’impresa) o come “editorial content specialist” (figura crossmediale che usa le sue competenze digitali per produrre contenuti multimediali, partendo dalla fase ideativa fino alla post-produzione e alla pubblicazione finale).

«L’incontro – ha spiegato Andrea Delogu, presidente del Gruppo Media, Comunicazione e Spettacolo di Assolombarda – rappresenta un’importante occasione di dialogo con gli studenti e con le università per capire cosa aspettarsi dal mondo della comunicazione nei prossimi anni . Crediamo che orientare i giovani verso scelte più coerenti possa accrescere la loro occupabilità e, al contempo, che sollecitare le università sul valore della collaborazione tra mondo accademico e imprese rappresenti un fattore determinante per il placement dei laureati».

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Fonte: http://www.ilsole24ore.com/

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