Regioni in ordine sparso su costi e regole delle certificazioni di qualità del vino

cuneo
By cuneo Novembre 29, 2017 10:32

Regioni in ordine sparso su costi e regole delle certificazioni di qualità del vino

Regione che vai, certificato (e costi) che trovi. Nell’industria del vino, la strategia della qualità portata avanti a partire dalla fine degli anni 80 si è rivelata forse la leva decisiva per il successo del vino made in Italy. I numeri parlano chiaro: se nel 1986 (l’anno del famigerato scandalo del metanolo) le etichette Dop e Igp coprivano appena il 10% della produzione oggi sono invece il 66%. Un patrimonio diffuso con oltre 500 riconoscimenti e che spesso, in particolare all’estero, non è semplice promuovere e spiegare.

Tuttavia non mancano, in particolare sui mercati più evoluti, segnali di una crescente attenzione da parte dei consumatori, lasciando immaginare che anche in mercati lontani, col tempo le garanzie connesse al sistema europeo della qualità certificata stanno facendo breccia.

Perno dell’universo delle denominazioni è il sistema di certificazione, ovvero l’insieme degli organismi che in giro per l’Italia garantiscono la rispondenza dei vini ai loro disciplinari di produzione seguendo dettagliati piani di controllo. Un sistema nel quale ad ogni fase (controlli documentali, ispezioni nel vigneto o in cantina, prelievi e analisi di laboratorio, degustazioni) corrispondono costi che appaiono molto differenziati sul territorio nazionale e tra singole Doc. Aspetto questo che può incidere pesantemente sulla competitività delle aziende.

È quanto emerge da uno studio effettuato dall’Unione italiana vini sull’intero sistema dei controlli e delle certificazioni sui vini Dop e Igp, che sarà presentato nei prossimi giorni e che Il Sole 24 Ore è in grado di anticipare. Procedendo per grandi aggregati innanzitutto va detto che la fetta maggiore delle spese (18,6 milioni di euro circa l’anno, apri al 38% del totale) è legata alla fase ispettivo-documentale ovvero ai controlli, svolti spesso da organismi pubblici, in vigna e in cantina. A seguire, con circa un terzo dei costi totali (16,4 milioni) è invece assorbito dall’acquisto delle fascette di Stato che (facoltativamente) possono cingere il collo delle bottiglie Doc e Docg e che vengono stampate in circa 1,4 miliardi di pezzi l’anno.

ISPETTIVO/DOCUMENTALE VINO DOP CERTIFICATO
In euro/hl, costi medi

«Il problema principale è l’estrema variabilità dei costi – spiegano all’Uiv –. Ad esempio nella fase ispettivo – documentale si va dai 7 centesimi a quintale richiesti in Abruzzo agli 1,25 euro necessari in Valtellina (17 volte di più). Per i costi di prelievo si va dai ai 5 euro a campione necessari per le Doc trentine ai 62 euro a campione richiesti per le Doc molisane. Per le analisi di laboratorio invece si passa 18 euro delle Doc livornesi, in Toscana quindi, ai 63 euro a campione richiesti per l’Aglianico del Vulture in Basilicata. Analogo discorso infine per la fase degustativa dove rispetto alla media nazionale di 14 centesimi a ettolitro sono necessari appena 2 centesimi in Sicilia e ben 40 in Liguria».

ISPETTIVO/DOCUMENTALE VINO DOP IMBOTTIGLIATO
In euro/hl, costi medi

Forse i dati assoluti da soli non restituiscono il senso della realtà, ma basta un semplice calcolo: se consideriamo che l’Italia produce circa 40 milioni di ettolitri di vino (per oltre il 50% destinati all’estero) pari a centinaia di milioni di bottiglie, ci si rende conto che quella che appare una differenza di pochi centesimi al litro o anche a ettolitro si può tradurre in pesanti penalizzazioni per alcuni e in grandi vantaggi competitivi per altri.

«Tutto ciò all’interno dello stesso paese è inaccettabile – commenta il presidente dell’Unione italiana vini, Ernesto Abbona -. Occorre trovare soluzioni in grado di promuovere una maggiore uniformità a partire dalle norme applicative del Testo Unico del vino che prevedono importanti tagli di burocrazia grazie al ricorso nei controlli alla digitalizzazione dei dati, alle norme sulla liberalizzazione degli strumenti di tracciabilità (come le fascette di Stato) e infine alle previste semplificazioni per le piccole Doc. Per queste ultime, ovvero quelle che producono meno di 10 mila ettolitri e che rappresentano il 70% del totale è in discussione l’ipotesi di dimezzare i controlli a campione passando dal 10 al 5% del totale».

ISPETTIVO/DOCUMENTALE UVE DOP
In euro/q.le, costi medi)

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Fonte: http://www.ilsole24ore.com/

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