Biohacking: in molti paesi è realtà consolidata. Italia ferma al varco
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In Italia la parola hacker ha un’accezione negativa a causa di una cattiva informazione generalista che spaccia per hacker i piccoli truffatori della rete che clonano le carte di credito e raggirano gli internauti sui siti di vendita online.
Cosa succederebbe, dunque, se si parlasse di biohacking? L’opinione pubblica penserebbe subito ad un complotto, immaginando una truffa sul trapianto degli organi con conseguente rivendita nel fantomatico “Dark Web”. Ovviamente il tutto organizzato dai “poteri forti” che intendono controllare le menti dei poveri terrestri.
Invece, più semplicemente, si parla della modifica del proprio corpo con la tecnologia e nello specifico dell’installazione di chip biometrici sottopelle. Invece è dal 2015 che migliaia di svedesi stanno facendo impiantare microchip nei loro corpi in modo di non aver bisogno di portare con sé chiavi elettroniche, documenti di identità e persino biglietti del treno.
La procedura è simile a quella per farsi fare un piercing e prevede che una sorta di siringa inietti il chip – piccolo come un chicco di riso – sotto la pelle, nella mano della persona.
Apripista di questo genere di installazioni sottocute è il gruppo svedese di biohacking Bionyfiken che ha iniziato addirittura ad organizzare “feste di impianto” – durante le quali gruppi di persone, in massa, si fanno inserire dei microchip nella mano – in paesi come Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania e Messico.
Tale pratica, che ai più potrebbe sembrare assurda, sta pian piano entrando nella normalità in altre parti del mondo, tant’è che 50 dipendenti di una società di distributori automatici del Winsconsin, la Three Square Market, hanno volontariamente accettato di inserire dei microchip nelle loro mani, che potrebbero essere utilizzati per acquistare degli snack, accedere ai computer o utilizzare la fotocopiatrice.
Il fondatore di Bionyfiken – Hannes Sjöblad ha dichiarato: “Stiamo già aggiornando i nostri corpi con la tecnologia, diffusa su larga scala, dei dispositivi indossabili, ma tutti i dispositivi indossabili che portiamo addosso oggi saranno impiantabili tra cinque-dieci anni. Chi vorrà più portarsi dietro un ingombrante smartphone o smartwatch una volta che ce l’ha già nell’unghia? Penso che questa sia la direzione verso cui ci si sta dirigendo”.
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